Senza che t’avessi cercato sei ricomparso in un sogno.
Accanto a casa dei miei, mi chiedevi se avessi cambiato il numero di cellulare, pronto a darmi il tuo.
Mi spiegavi che no, non sarebbe stato mai più come prima, ma che ritrovare è meglio che perdere per sempre.
E, guardandomi negli occhi, mi mettevi un bigliettino in mano.
Poi l’irruzione di mia madre, la sua reprimenda (“è un uomo sposato), la mia corsa in preda all’ira per quell’inopportuna ingerenza, passando accanto ad un gatto sventrato, senza sangue ma ancora stranamente vivo.
Correvo (dopo quanto tempo?) e vedevo la mia schiena e le gambe in fuga.
Poi mi sono svegliata, e nel pugno chiuso non c’era niente.
Archivi giornalieri: 27 gennaio 2011
Pugni chiusi
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