Io non riposo con il braccio intorno al cuscino e un sorriso beato sulle labbra.
Non mi cullano pensieri rasserenanti, o speranze quasi reali.
Fingo una tranquillità che non ho più, e mi lascio andare al marasma dei miei sogni frammentati e bui.
Spesso sono ancora in ospedale, ormai non più paziente, e lui è sempre in fondo a un corridoio.
E mi chiama.
Poi apro gli occhi che è ancora buio, ma non c’è più verso di riannodare il sogno spezzato.
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